Una società ha formulato un quesito all’Agenzia delle entrate chiedendo se fossero escluse da imposizione fiscale le spese che la stessa società rimborsava ai dipendenti per la ricarica dei veicoli elettrici.
Nello specifico la società assegnava ai dipendenti delle autovetture a trazione elettrica o ibrida in uso promiscuo e i dipendenti chiedevano il rimborso spese per i costi di ricarica delle vetture, ricarica che veniva effettuata presso la propria abitazione.
La società riteneva che dette spese, purché quantificate con criteri oggettivi, fossero escluse dall’imposizione fiscale perché rappresentavano anticipazioni per conto del datore di lavoro; lo stesso dicasi per il costo di eventuali infrastrutture quali colonnine di ricarica, contatori ecc.
L’Agenzia risponde ricostruendo la disciplina del reddito da lavoro dipendente e, per quanto riguarda il regime fiscale degli autoveicoli in uso promiscuo, ricorda che, in deroga al generale criterio di tassazione dei fringe benefit basato sul loro valore normale, vige un criterio di determinazione forfetaria. Viene poi richiamata la legge di bilancio del 2020 la quale prevede che la tassazione forfetaria dei veicoli concessi in uso promiscuo ai dipendenti debba essere graduata in ragione delle emissioni di anidride carbonica degli stessi.
Inoltre, con riferimento alle spese per le infrastrutture viene richiamata la circolare 326/1997 secondo la quale il datore di lavoro può fornire altri beni o servizi al dipendente che dovranno essere valutati separatamente per stabilire l’importo da tassare al dipendente.
In conclusione, l’Agenzia conferma l’assoggettabilità a tassazione come redditi di lavoro dipendente sia dei rimborsi delle spese di energia elettrica finalizzata alla ricarica degli autoveicoli assegnati in uso promiscuo, sia dei costi sostenuti in relazione all’installazione delle infrastrutture propedeutiche al funzionamento degli stessi autoveicoli.
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