Nella nuova delega fiscale, il cui testo di legge dovrebbe essere pubblicato durante la settimana di Ferragosto, è contenuta una disposizione per la quale i fatti accertati nel corso del procedimento penale conclusosi con una sentenza irrevocabile di assoluzione perché il fatto non sussiste o l’imputato non l’ha commesso faranno stato nel processo tributario (limitatamente alla parte dell’avvenuto accertamento dei medesimi fatti).
Se, almeno in linea teorica, la disposizione non crea problemi per i procedimenti che si sono svolti in dibattimento, non può dirsi lo stesso per il caso in cui il procedimento si concluda con un’archiviazione o con un’ordinanza di non luogo a procedere.
In tutti questi casi, infatti, non vi è un vero e proprio accertamento dei fatti nel corso del procedimento penale in quanto il procedimento penale non ha origine perché, svolte le indagini, il pm, il gip o il gup non ritengono che gli elementi di indagine portino alla configurazione di una fattispecie di reato.
La prima problematica che questa nuova disposizione fa sorgere riguarda il carico di lavoro per gli organi giudicanti dal momento che l’imputato, qualora vi sia interesse per un procedimento tributario parallelo, anziché accontentarsi di un’archiviazione cercherà di arrivare al dibattimento per poter ottenere una sentenza di proscioglimento.
Secondariamente si rileva che, qualora il pm, una volta ricevuta la notizia di reato, derubricasse la fattispecie, i fatti accertati non farebbero stato nel processo tributario. Ci si troverebbe quindi davanti al medesimo fatto storico ma con differente accertamento giudiziale tra la sede penale e la sede tributaria.
Ad Formandum
